JUDO: SPORT INDIVIDUALE, SPORT DI GRUPPO.

Il judo è uno sport strano: è uno sport prettamente individuale ma nel quale ricopre un ruolo fondamentale la squadra, il gruppo di cui si fa parte.
Sul tatami, davanti al proprio avversario, si è soli: non importa quante persone ci guardino o facciano il tifo, nel combattimento si può contare solo sulle proprie forze fisiche e mentali per battere l’avversario.
Al contempo però nel judo sono fondamentali per la propria crescita e per il proprio miglioramento, i compagni di allenamento. E’ il compagno con il quale si provano le tecniche che ci aiuta a migliorare: attento all’azione, potrà dare consigli oppure dalle sue reazioni si riuscirà ad apprendere meglio la tecnica applicata a quella determinata situazione. In questo modo i compagni di allenamento, gli ukè, non sono soltanto “sacchi” da far cadere, ma diventano importanti sia per la crescita tecnica che per quella emotiva: sono le persone con le quali si condivide il sudore e la fatica. Sensazioni vere, emozioni vere.
Così da uno sport individuale, si crea un valore aggiunto: il valore del gruppo. Questo valore aggiunto ha espressione agonistica nelle gare a squadre: gare in cui club diversi si affrontano con i propri atleti di diverse e prestabilite categorie di peso e a vincere non sarà il singolo, ma la squadra in grado di vincere un incontro in più dell’altra. Nella gara a squadre si respira sempre un aria speciale, di divertimento e di amicizia vera, di condivisione e di aiuto reciproco.
E può succedere anche che un club chieda ad alcuni atleti di gareggiare nella propria squadra per una determinata gara perché nella sua palestra non ci sono atleti di tutte le categorie di peso richieste, così ci si può trovare un sabato di inizio settembre in un palazzetto sportivo a combattere con compagne che inizialmente non si conoscono nemmeno ma con le quali si instaura subito un affiatamento particolare, quello che nasce da valori condivisi, quello che nasce quando anche senza conoscersi, pur abitando a centinaia di chilometri di distanza, si sono vissute vite parallele e quasi identiche.
Così un giorno di gara diventa un giorno di festa, un momento in cui dare il 110% di se stessi per aiutare le proprie compagne a vincere la competizione e alla sera, risultato a parte, in borsa si ripone qualche amicizia in più che ci accompagnerà per molto tempo.
Insomma, non chiamate il judo soltanto “sport individuale”, il judo sa dare molto di più.
Valeria Raimondi, insegnante di judo.